Proroga concessioni balneari già in bilico: dopo Mattarella, si oppone anche l' UE

La norma sul rinvio di un anno rischia di essere disapplicata da tribunali e Comuni, a meno che il governo non faccia dietrofront, restano accese le speranze per la mappatura. La proroga di un anno delle concessioni balneari potrebbe diventare una legge morta ancora prima di essere applicata.

Sul provvedimento approvato nel decreto milleproroghe, che sposta dal 2023 al 2024 la scadenza dei titoli decisa dalla legge sulla concorrenza, si è abbattuto il fuoco incrociato del presidente della Repubblica e della Commissione europea: la norma è infatti in netto contrasto con la sentenza del Consiglio di Stato che a novembre 2021 ha proibito qualsiasi rinnovo automatico sulle concessioni, e dunque i tribunali amministrativi e i funzionari comunali non potrebbero applicarla.
Per questo Mattarella ha espresso delle riserve sulla proroga, alle quali ha replicato il ministro agli affari europei Raffaele Fitto affermando che «il governo terrà conto del richiamo del Quirinale». 

Come se non bastasse, alle perplessità del Colle si sono aggiunte ieri quelle della Commissione Europea, che ha fatto presente che «la Commissione Ue valuterà attentamente il contenuto e gli effetti del provvedimento per valutare la risposta adeguata».
Bruxelles ha ribadito che «il diritto Europeo sui servizi richiede che le norme nazionali assicurino la parità di trattamento degli operatori, senza alcun vantaggio diretto o indiretto per alcuno specifico operatore, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale, prevedano un’equa remunerazione degli investimenti effettuati e tutelino dal rischio di monopolio delle risorse pubbliche a vantaggio dei consumatori e delle imprese.
La trasparenza e la concorrenza leale darebbero certezza del diritto e stimolerebbero gli investimenti e l’innovazione sia per i concessionari esistenti che per i nuovi operatori nel settore chiave del turismo balneare». 

La proroga delle concessioni rischia insomma di essere disapplicata, a meno che il governo non faccia dietrofront, a restare in piedi rimarrebbe invece la delega per effettuare la mappatura del demanio marittimo, anch’essa oggetto di un rinvio nel decreto milleproroghe, che ha spostato la scadenza dal 27 febbraio al 27 luglio.
La speranza degli imprenditori, ribadita ieri alla fiera Balnearia da alcuni politici e associazioni, è che questa possa servire a dimostrare la non scarsità della risorsa e dunque l’inapplicabilità della direttiva Bolkestein, altrimenti la strada per evitare le gare sarà ancora più in salita. 

Fonte: MondoBalneare.com